Dopo la preghiera eucaristica ci avviciniamo al “banchetto” pasquale: vi partecipiamo con la comunione sacramentale. Prima di mangiare insieme alla tavola del
Signore è giusto che ci prepariamo con la preghiera che ci fa sentire fratelli: il Padre nostro, che Gesù ci ha insegnato. Essa contiene quello che Lui diceva, il suo stile, i suoi sentimenti, il suo cuore di figlio, che si rivolgeva a Dio chiamandolo “Abbà”, papà.
È la preghiera completa dei cristiani, nella quale troviamo tutto quello che è giusto dire a
Dio. Come era usanza nelle preghiere ebraiche, il Padre nostro inizia con la lode: “Padre
nostro che sei nei cieli…” noi parliamo con la confidenza dei figli, ma riconosciamo, nello
stesso tempo, la trascendenza e la santità di Dio. Le prime tre richieste che gli facciamo sono
quasi complimenti al Padre “..sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà”…; seguono quattro richieste, che interessano di più noi: “dacci il nostro pane…
perdonaci… non abbandonarci nella tentazione….liberaci dal male”.
Al Padre nostro segue il rito della pace.
Il papa Benedetto XVI nella “Sacramentum caritatis” scrive: “L’Eucaristia è, per sua natura, sacramento della pace… La pace è… un anelito insopprimibile, presente nel cuore
di ciascuno. La Chiesa si fa voce della domanda di pace e di riconciliazione, che sale
dall’animo di ogni persona di buona volontà, rivolgendola a colui che è la nostra pace
(Ef 2,14) ”. Quindi il segno di pace che ci scambiamo non è soltanto un gesto, è l’impegno
che ci prendiamo di vivere il perdono e la pace tra fratelli, ricordando che la “pace” è stato
il primo augurio di Cristo risorto.
Maria Teresa e Maria Luisa