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Pasqua come sappiamo significa PASSAGGIO. A noi cristiani ci sono presentati due passaggi fondamentali: quello degli israeliti dall’Egitto al deserto (preceduto dal rito pasquale dell’agnello e legato alla antica alleanza) e il passaggio di Gesù Cristo dalla morte alla resurrezione (preceduto dal rito dell’ultima cena e legato alla nuova alleanza). Ora, secondo la lettera agli Ebrei la “prima pasqua” è solamente un’ombra, una figura della seconda (Eb 8,5; 9,9; 10,1) . Nella prima pasqua abbiamo il passaggio da un non-popolo a popolo di Dio. In Egitto il popolo viveva schiavo, aveva poco tempo per sé, era senza nessuna organizzazione. Dopo il passaggio del mar Rosso le cose iniziano a cambiare. Il popolo è diviso in- migliaia, centinaia, decine (Es 18,13ss) , si impegna (Es 19,8) a fare quanto Dio esige(Es 20) e stipula una alleanza con il Signore (Es 24,7-8) . Più avanti il popolo chiede al Signore che gli dia un re, qualcuno di visibile che potesse essere visto, ascoltato e seguito. Dio ascolta questo desiderio (1 Sam 8-9) e fa ungere per mezzo di Samuele prima Saul e dopo Davide. Tutto il Primo Testamento è una testimonianza dell’incapacità di assumere l’impegno con Dio solo con forze umane. È necessaria una forza interiore e i profeti l’annunciano: bisogna cambiare
il cuore (Ger 31,31-34) . Ecco allora il realizzatore del secondo passaggio: Gesù Cristo. Lui concretamente ha vissuto tutte le esigenze del primo Testamento e le ha portate alla perfezione in se stesso (Mt 5,17-19) e ci ha detto la ragione per la quale noi non riusciamo a vivere le esigenze di una buona convivenza: la durezza del nostro cuore (Mc 10,5) , non cu- riamo la nostra interiorità. Ecco allora che Gesù nella sua Pasqua ci ha donato lo Spirito Santo che sempre posava in Lui e l’ha inviato nei nostri cuori. È questo amore che ci fa amare tutto quello che il Signore dice; è questo amore che ci spinge a vi- vere non da soli, ma in comunità; è lo Spirito che ci anima a denunciare tutte le ingiustizie come animava già i profeti nel Primo Testamento e ad annunciare la Verità; è per opera dello Spirito che noi ci riuniamo per celebrare e durante la stessa celebrazione lo invochiamo perché si realizzi in noi ciò che celebriamo. Nessun popolo e nazione riuscirà a vivere ciò che si propone di più elevato senza questa forza interiore e noi cristiani dobbiamo essere proprio LUCE e SALE (Mt 5 ) in questa società testimoniando ciò che Dio – Padre, Figlio e Spirito – fa in noi ponendoci come servi e serve dell’umanità.
Buona Pasqua, buona testimonianza.
don Claudio, don Domenico, don Gianni, don Paolo, don Pier Giorgio, diaconi Giacomo, Gianni e Marco