Una descrizione delle nostre attività con i ragazzi, corrispondenti all’età della scuola media.
L’età delle medie è difficile da descrivere e anche le attività svolte possono sembrare oscure e complesse per questo abbiamo pensato di intervistare una persona “informata sui fatti” per capire meglio questo aspetto misterioso delle nostre comunità:
Cosa si intende per ragazzi e per gruppo delle medie?
Le comunità propongono un cammino che non termina col catechismo ma che si “trasforma” con il cambiare dei ragazzi. L’età delle medie è un’età per certi versi difficili ma anche molto bella ed importante per la crescita della persona. Ai ragazzi (non bisogna mai, per nessun motivo e nella maniera più assoluta, chiamarli bambini!) si propone un cammino di “gruppo”.
Ok, ma cos’è il gruppo? E cosa fa un gruppo di ragazzi delle medie?
Il gruppo, nell’accezione cristiana, non è solo un insieme di persone ma è una vera e propria comunità il cui obiettivo è condividere esperienze e riflessioni alla luce del Vangelo, rifacendosi quindi al gruppo degli Apostoli e avendo sempre Gesù come riferimento. Il gruppo però non è e non deve essere un’isola senza contatti con gli altri ma va inserito all’interno della comunità parrocchiale perché non sia un comparto stagno, un atollo a sé stante, ma un’isola parte di un arcipelago.
Sì, sembra interessante… ma stai parlando di bamb… ehm, ragazzi di 12 anni… non è un po’ noioso?
Assolutamente no! Altrimenti dopo due incontri di gruppo ci sarebbero solo più gli animatori!
Gli animatori? E le catechiste?
Sì, il gruppo NON è catechismo. La frequenza d’incontro è sempre settimanale ma non propone un modello d’insegnamento scolastico e a dirla tutta non si insegna la Bibbia ma si cerca, poco alla volta con la crescita dei ragazzi, di portare l’attenzione del Vangelo nelle loro vite. Questo significa che si chiede ai ragazzi di mettersi in gioco e portare proprie riflessioni ed esperienze di vita nel gruppo ed ecco che gli animatori, ragazzi di alcuni anni più grandi (solitamente 5), animano effettivamente il gruppo; sono loro che per primi si mettono in gioco e stimolano i ragazzi nel cercare insieme una risposta. Il compito più difficile è portare il Vangelo nelle vite di tutti i giorni che significa interrogarsi così: cosa farebbe Gesù al posto mio? Cosa mi insegna il Vangelo? Come posso, nella situazione data, reagire ed agire da buon cristiano?
Wow, sono obiettivi belli tosti! Ma come strutturate il gruppo? E come fate a far vivere questi concetti?
Prima di tutto si dà molta importanza al gioco. Sia al gioco prima e dopo l’ora di gruppo settimanale per formare un’identità di gruppo e far sì che i ragazzi vengano volentieri, sia a delle tecniche giocose da usare durante il gruppo per poi far riflettere i ragazzi. L’ora di gruppo è quindi usata per fare accoglienza, introdurre l’argomento, rifletterci e pregare usando un brano del Vangelo, talvolta della Bibbia. Tutto questo avviene, per semplificare ed aiutare a strutturare meglio le giornate di gruppo attraverso il sistema della Revisione di Vita (per approfondimenti vedasi la sezione delle superiori). Questo sistema, spesso abbreviato in RdV presuppone che si parta da un fatto, lo si esamini, lo si valuti facendo un confronto col Vangelo e poi si agisca. Si vuole, spesso con grandi difficoltà, far passare il concetto che il cristiano di fronte ad una situazione si interroghi, preghi e poi agisca: sempre. Non si vuole passare il concetto del cristiano passivo perché sarebbe carente nella sua fede.
Ok, ma gli animatori fanno tutto da soli? A quell’età hanno anche molti impegni, la scuola, l’università…
Quasi tutto da soli. Ovviamente tutto il settore come tutta la comunità è strutturata in maniera che ci siano sempre delle équipe di supporto. Gli animatori sono seguiti da giovani ed adulti (ca. dai 25 anni in su) nel preparare gli argomenti da discutere con i ragazzi. Queste figure, denominate “accompagnatori”, aiutano anche nel difficile e più importante ruolo di saper approcciare nel modo giusto i ragazzi e poter diventare col tempo una figura educativa di riferimento per loro: né “amiconi”, né “professori”. Ovviamente tutto il cammino è supervisionato dai parroci; ecco che ritorniamo al discorso di isole collegate tra loro formando un arcipelago.
Ok, è tutto chiaro c’è ancora una cosa che mi incuriosisce e voglio approfondire: è già la seconda volta che usi i termini “isola” ed “arcipelago”, mi puoi dire qualcosa di più?
Certamente. Come si può notare dal sito vi sono molte attività, rivolte a varie fasce d’età e, all’interno della stessa fascia, molti gruppi e molte attività diverse. Tutte queste realtà viaggiano su propri binari e sono ad una prima analisi delle isole, perché sembrano autonome scollegate. La realtà è, e dev’essere, diversa. Tutte queste sono sì isole perché hanno delle modalità diverse e coinvolgono persone ed attività differenti; sono anche però parte di un arcipelago poiché tutte sono parte della stessa comunità e i loro sforzi concorrono a costituire una comunità che racchiude tutte le realtà dando loro uno scopo comune, nonostante le modalità molto diverse. Ciò che rende forti questi gruppi è il fatto che non sono comparti stagni e, chiaramente, il punto centrale della comunità è l’ascolto del Vangelo il cui ritrovo fisico “naturale” è la Messa domenicale. Chiudo con un parallelismo, azzardato ma sicuramente ciò a cui dobbiamo aspirare: come il gruppo degli Apostoli era molto eterogeneo (pescatori, strozzini, giovani, vecchi, etc.) così sono le persone della comunità e le varie attività che vengono svolte; proprio come i discepoli, il nostro punto centrale che ci tiene uniti è Gesù.