(ma “la b e f a n a” non c’entra proprio niente e le feste non le porta via)
“Epifania” vuol dire “m a n i f e s t a z i o n e”: Dio, che nessuno ha mai visto, si è rivelato attraverso Gesù, suo Figlio, che si è fatto uomo” (Gv 1,8);“Chi vede me, vede il Padre” (Gv 14,9).
Gesù è l’epifania di Dio.
La Chiesa oggi per dimostrare questa affermazione mette in evidenza tre episodi:
• la venuta dei M a g i a Gerusalemme
• il b a t t e s i m o di Gesù nel Giordano
• le n o z z e di Cana
* Accompagniamo i Magi ad incontrare Gesù.
Non è decisivo discutere se il racconto sia storico oppure sapienziale: interessa comunque il messaggio che l’evangelista Matteo vuole trasmetterci; che è questo “Gesù rivela il volto di Dio non solo ad Israele, ma a tutti i popoli. Lui è il Salvatore, la luce, la salvezza dell’umanità intera. Discepoli di Gesù, anche noi – singoli e comunità – siamo chiamati a diventare “epifania del Signore” e la condizione è questa: come i Magi, anche noi avere il coraggio di metterci in cammino. Scuoterci dalla pigrizia e dalla indifferenza, affrontare contrasti e fatiche. La nostra avventura di fede o è un camminare o non é. Non si arriva alla fede, e non si cresce nella fede, da seduti. Troppo comodo. Uscire. Mettersi in ricerca. Vincere la paura della notte, degli imprevisti, della solitudine.
Farsi cercatori di verità. “Stelle spuntano anche per noi: testimonianze, esempi, parole, pensieri. Ma noi molte volte alziamo e giriamo le spalle. E le “stelle” di una fede più profonda, di un impegno più generoso, di un servizio più disinteressato, tramontano.
È vero: il rivelarsi della verità non è mai definitivo. Ma l’avvicinarsi alla verità dona “una gioia grandissima molto molto” dice Matteo dei Magi: “gavisi sunt gaudio magno valde”. La verità è più grande di noi e l’atteggiamento giusto è quello suggerito dalla preghiera: “A quelli che cercano la verità concedi la gioia di trovarla e il desiderio di cercarla ancora dopo averla trovata.”
* Con Gesù incontriamo Maria:
“entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre”(2,11).
È una ragazzina che ha accolto l’irruzione di Dio nella sua privacy in modo radicale. I sogni di fidanzata, i desideri di una famiglia normale in un paesino tranquillo, sono stati sconvolti. Non sa come sarà l’ avvenire, ma ha intuito che per star dietro al Figlio che è più grande di lei dovrà camminare molto.
Sulla bocca della gente sarà la madre del “pazzo”, del “bestemmiatore, dell’”amico dei peccatori”, del “condannato”. Lui la chiamerà neppure “mamma”, ma “donna”… le chiederà di camminare con i discepoli per tutte le strade. Camminare assieme crea fraternità, amicizia, voglia di parlarne con tutti. Le esperienze nuove vissute con passione riempiono di entusiasmo, ci trasformano in missionari…
* Questo avviene anche per i Magi che fanno ritorno al loro paese per un’altra strada (2,12).
Se non sentiamo l’esigenza di essere missionari vuol dire che la luce della nostra fede è ancora semispenta, che l’incontro con Gesù non è ancora di amicizia, di scoperta esaltante, di “gioia grandissima molto molto”. Che abbiamo
da fare ancora molta strada. Diventare cercatori di verità è l’impegno che ci chiede, per non lasciarci portar via le feste, l’Epifania del Signore.
don Pier Giorgio.
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